Esce in edizione critica il testo del 1938 in cui il parroco di Bozzolo indica la necessità di aprire le porte di una Chiesa impaurita e arroccata in una difesa a oltranza di tradizione poco evangelica
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Basandosi su un confronto tra gli originali nell’archivio della Fondazione don Primo Mazzolari di Bozzolo e le precedenti edizioni, armonizzando alcune incongruenze, evidenziando parti assenti sia nei manoscritti che nella versione dattiloscritta (una ad esempio aggiunta successivamente sui legami fra individui e istituzioni e la loro possibilità di farsi veicoli della grazia), ricostruendo i riferimenti alle citazioni bibliche o i rimandi a testi di autori richiamati a memoria, Bruno Bignami ha appena dato alle stampe l’edizione critica di un’opera del parroco di Bozzolo tutta da riscoprire: I lontani (Edb, pagine 120, euro 11,00).
Si tratta di uno scritto relativamente breve pubblicato dall’editore bresciano Vittorio Gatti nel 1938, un periodo fecondo della riflessione mazzolariana. Un testo con parecchie pagine concentrate sulla Chiesa nel suo rapporto con il mondo dove la posta è quell’autentica fedeltà al Vangelo sempre scandagliata in ambito teologico e pastorale.
Nella consapevolezza – ricorda qui il curatore dell’edizione, presidente della Fondazione Mazzolari nonché direttore dell’Ufficio per le problematiche sociali e il lavoro della Cei – che «il cristianesimo non può presentarsi come esperienza di élite né come un club per pochi intimi né come gruppo di gente per bene dalle belle idee. I lontani, i poveri e gli esclusi devono poter trovare una porta aperta. Devono fare l’esperienza di essere attesi e accolti. Devono poter incontrare una comunità cristiana che li accompagni…».
Ecco dunque don Primo svelare il nervo scoperto della pastorale: la verità di Cristo raggiunge l’uomo se è comprensibile o realizzabile. Dopo la condanna nel 1935 da parte del Sant’Uffizio del libro La più bella avventura(con la figura del figliol prodigo a indicare «al cattolicesimo italiano la necessità di aprirsi ai “lontani” e di abbandonare ogni atteggiamento di paura e di contrapposizione polemica verso coloro che sbrigativamente erano considerati estranei, se non addirittura nemici»), il sacerdote tanto legato al mondo contadino padano, l’ex cappellano militare poi cantore della non violenza e avverso al regime totalitario, non intende tirarsi fuori dalla mischia. È in questo quadro che trovano luce queste riflessioni già affidate alla rivista “Segni dei Tempi”, poi testo a sé, arricchito di alcune lettere e articoli eterogenei, dedicato «alle anime sofferenti e audaci» e in grado di far capire la debolezza di una pastorale che, pur dotata di mezzi importanti, non fa breccia nel cuore dei prediletti di Gesù: i poveri. Leggere I lontani, anche a decenni dalla sua uscita – è convinto Bignami – «può fare ancora bene»: «fa gustare una tradizione evangelica che innerva la spiritualità cristiana» e «pone anche in ascolto di alcune proposte successive che hanno cercato di superare le categorie vicini/lontani». Non a caso Mazzolari si meriterà l’appellativo di «parroco dei lontani».
E proprio l’attenzione all’umano nella trasmissione della fede, la nostalgica simpatia verso i lontani sono i binari dove corre questo viaggio nell’animo umano, alla scoperta delle sue fragilità come pure delle direzioni offerte dal Vangelo. Non è tutto. Osserva Bignami insieme al parroco di Bozzolo che «ci si scopre lontani» pure «all’interno di un deterioramento lento e graduale e la distanza appare dentro un mistero che rimane tale anche per l’uomo di fede». E ancora: «Ogni crisi religiosa merita attenzione; sia quando si parla ailontani sia quando si parla deilontani». E qui, chiarita la lontananza come crisi di fede, Mazzolari dedica la seconda parte del testo a focalizzare i metodi dell’apostolato da esercitare nel segno della carità, essenzialmente due: quello di perseveranza e quello di penetrazione o di ricristianizzazione. Vivendo un atteggiamento disponibile, leitmotiv anche di lettere a tanti amici, fondamento di un’empatia nei confronti degli uomini. Vicini e “lontani”.
di Marco Roncalli
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